Il meraviglioso mondo di… (your name goes here!)

– Il tuo problema è che non ti piace il posto dove abiti, – disse il Gatto.

Anselmo alzò gli occhi verso i balconi piccoli e tutti uguali da cui penzolava tristemente qualche lenzuolo steso ad asciugare, verso i tetti malandati e il brandello di cielo slavato, preso in trappola fra le grondaie e i comignoli storti.

Poi guardò il Gatto e rispose:
– E a chi potrebbe piacere vivere qui?

Il Gatto scosse il capo:

– Non capisci – disse. “Vedi, tu non abiti in questa città: tu abiti dentro di te.”

(da Anselmo e il Gattomago)

* * *

Chi non si è mai domandato: “Che cos’è la realtà?”, alzi la mano.

Sembra una domanda scema, lo so, giusto buona per un po’ di filosofia da barbiere.

In realtà (!), il concetto di “realtà” è una variabile estremamente importante nell’equazione della vita, e può fare la differenza tra felicità e infelicità.

Bandler e Grinder scrivono:Vi è un’irriducibile differenza tra il mondo e l’esperienza che ne abbiamo. Noi esseri umani non agiamo direttamente sul mondo: ciascuno di noi crea una rappresentazione del mondo in cui vive. Creiamo cioè una mappa, o modello, che usiamo per originare il nostro comportamento.

Questo vuol dire che la rappresentazione interna della realtà (ossia l’idea che noi abbiamo del mondo) non coincide esattamente con la realtà oggettiva (ossia quello che il mondo è); anzi, a volte se ne discosta tantissimo.

Un esempio?

Immaginiamo di studiare l’intera guida turistica e la piantina di una città sconosciuta e mai sentita prima, diciamo… Civitadella. Bene: in questo modo, ci saremo fatti un’idea di Civitadella, e Civitadella sarà per noi l’idea che ce ne siamo fatta. La città è entrata a far parte del nostro mondo. Prima non c’era, adesso c’è.

Un bel giorno ci capita di andarci davvero, e di girarla in lungo e in largo. Forse ci deluderà, o forse ci sembrerà più bella di come l’avevamo immaginata, ma Civitadella sarà comunque diversa da come era prima che ci andassimo. Nella nostra rappresentazione del mondo (cioè in quello che è per noi il mondo vero e proprio), Civitadella sarà diversa da prima, e di conseguenza il mondo stesso sarà in parte diverso.

Poi potrà capitarci di tornare a visitarla un’altra volta, oppure di parlare con persone che ci sono state, o con qualcuno che ci è nato, oppure di trasferirci a vivere là… E in ognuna di queste occasioni la nostra cara Civitadella continuerà a subire rimodellamenti, trasformazioni, rimaneggiamenti.

Tuttavia, in definitiva, per quanto possiamo fare, non sapremo mai che cosa è Civitadella: il massimo che potremo avere della città è la rappresentazione interna che ci siamo costruiti con il tempo, che si arricchirà di particolari, di impressioni diverse, e ne perderà di vecchie, confuse nella memoria (e la memoria gioca un sacco di scherzi… ) oppure sovrastate dalle nuove.

Vivremo e moriremo senza mai sapere che cosa sia, oggettivamente, Civitadella.

Naturalmente, il principio non vale solo per le città, ma anche per le persone, gli animali, le situazioni, i sentimenti, i partiti politici, la storia… Credete che vostro nonno sia (o sia stato) quello che è (è stato) per voi? Nulla – ma proprio nulla – di quello che esiste nella nostra mente esiste tale e quale nel mondo esterno a noi.

Una famosa frase di Alfred Korzybski (alla cui General Semantics si ispirano parecchie premesse metodologiche della PNL) è: “La mappa non è il territorio”; e, naturalmente, il territorio non è la mappa.

Mi rendo conto che l’idea è un po’ inquietante, e può richiedere un po’ di tempo e una certa disposizione d’animo per essere metabolizzata.

Tuttavia, consiglio caldamente di provare a rifletterci sopra perché, se da una parte inquieta, dall’altra (e con “dall’altra” intendo dire: una volta digerita) permette di alleggerire tantissimo il peso dell’esistenza.

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In uno dei prossimi post cercheremo di capire in che modo questa cosa può funzionare (quanto meno, come ha funzionato per me); nel frattempo, perché non provare a passarsela un po’ fra i pensieri, l’idea bizzarra della realtà non-realtà? Da qualche parte si deve pur cominciare, no?

Cheers…